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Un circuito di affetti avvolge l’opera e un moto vibrante, trasmesso per contatto, collega i personaggi.
Il passaggio psicologico centrale è espresso dalla Vergine, che con la mano destra contiene a stento la vivacità del Bambino e con la sinistra allontana da sé le Sacre scritture ove il destino di morte di Gesù è già definito.
All’interno di uno schema compositivo tradizionale, la forza delle innovazioni iconografiche è straordinariamente significativa.
Il nucleo concettuale del quadro sta nella contrapposizione dialettica tra due diversi modi di rapportarsi al dato religioso: a Giuseppe spetta l’abbraccio affettuoso del figlio, a Gerolamo l’interpretazione del tempo che si è compiuto.
Una dualità ribadita anche dal tema della lunetta in cui San Francesco e Santa Chiara appaiono in posizione speculare e di confronto dialettico tra loro.
Il Santo è girato di spalle verso un paesaggio notturno, rischiarato da una luce di metafisica consistenza, dalla quale promana il miracolo delle stigmate.
Chiara, al contrario, è rivolta verso il riguardante nell’atto di offrire l’ostensorio come strumento di meditazione e pietà.